5 giugno 2011

Ipsa scripsit

Ieri ho scritto l'ultima riga della mia storia. E' stato un momento emozionante, che da una parte mi ha dato il sollievo di quando si raggiunge la fine di un lungo percorso, dall'altra mi ha fatto dispiacere per il fatto di congedare dei personaggi che mi hanno accompagnata per più di due anni, e ai quali mi ero persino un po' affezionata.
E' la prima volta che scrivo un racconto così lungo - sono uscite quasi trecento pagine. Di solito mi limitavo a qualche cartella, soprattutto per adeguarmi alle regole dei concorsi per racconti brevi ai quali ho partecipato. In questo caso, invece, ho scritto solo per creare un piccolo mondo, per dar vita a persone e a luoghi ispirati per qualche sfumatura alla realtà ma infine frutto della mia fantasia. Ne è uscita una narrazione più articolata di quanto avrei creduto all'inizio, ed ora che è finita e che mi accingo a rileggerla spero di ricavarne un senso di soddisfazione e di compiutezza. Chissà se sarà all'altezza di essere mandata a una casa editrice... sono troppo grande per coltivare certi sogni? : )
La storia ha per oggetto il più tradizionale degli archetipi occidentali: si tratta infatti di una quest, e in particolare della ricerca della soluzione di un enigma di natura storica e letteraria. Data la mia passione e la mia formazione, la letteratura non poteva che giocare un ruolo di primo piano! Non si dice forse che bisognerebbe sempre e solo scrivere di ciò che si conosce? 
Nei prossimi giorni mi occuperò insomma della lettura di qualcosa che ho scritto io. Considerando che sono un critico abbastanza feroce, spero di non stroncarmi da sola...
E magari forse, un giorno, il mio racconto occuperà il tempo anche di qualche altro lettore : )
D'altronde, "se sognare un poco è pericoloso, la sua cura non è sognare meno ma sognare di più, sognare tutto il tempo." (Marcel Proust)