23 agosto 2011

Londra - diario di viaggio

Aveva ragione Kafka a pensare che o si vive o si scrive. I quattro giorni trascorsi a Londra sono stati così infervorati che non è stato possibile neanche ricordare di aggiornare questo blog. Ma ora che siamo di nuovo on the road, e c'è di nuovo la Francia ad occupare tutti e quattro i punti cardinali, posso tornare con calma ai ricordi della capitale, e rigodere nella memoria della sua bellezza con tutta l'intensità che l'immaginazione umana è in grado di risvegliare (come scriveva Wordsworth nella sua The Solitary Reaper).
Più che essere paragonata ad un libro da leggere e sfogliare, Londra è una biblioteca. Ci sono le sue plaques azzurro scuro, che sparse sui suoi muri recano testimonianza del passaggio dei grandi della letteratura (una app molto carina e utile se si vuole pianificare un tour si chiama appunto "Blue Plaques" e le elenca tutte, sia dentro che fuori la città). Westminster Abbey porta la traccia della loro fine terrena, a beneficio dell'imperitura fama dei loro scritti. Nel cortile intorno alla cattedrale di San Paolo, St. Paul's Churchyard, si respira ancora il fermento politico e intellettuale del decennio finale del XVIII secolo. Lungo Fleet Street sembra di vedere Dickens correre trafelato a consegnare le bozze di un nuovo numero dei suoi romanzi a puntate. I meandri scuri del grande fiume riportano alla mente le vicende al limite del tragico di uno dei suoi libri migliori, Il nostro comune amico. I giardini di Kensington riecheggiano ancora degli strilli dei bimbi sperduti riuniti insieme alle fate alla base della statua dedicata a Peter Pan. E altre migliaia di storie, di scrittura e di vita, si intrecciano fra le strade, i parchi e i palazzi, e lungo i corridoi degli immensi musei e delle gallerie d'arte che si moltiplicano ad ogni orizzonte della città. 
E poi c'è un luogo magico, The Shakespeare's Globe, che nonostante sia una riproduzione del mitico teatro andato a fuoco nel XVII secolo, ricalca la fascinazione dell'epoca in cui il Bardo in persona scriveva per questo palcoscenico, e gli attori ne declamavano i pentametri in una "O" (così si definisce il teatro - o il mondo? - nel prologo di Henry V) straripata di popolo, che per un penny poteva assistere, con gran clamore, alle imprese degli eroi dell'antica Roma, della storia britannica, delle novelle italiane, delle fiabe. La ricostruzione del Globe, opera di un ammiratore americano che ha saputo raccogliere fondi in tutto il mondo per la realizzazione di un ideale incomparabile, è basata sulle descrizioni più vivide del tempo, e rispetta le usanze del suo eccelso archetipo: le rappresentazioni si svolgono, come allora, alle 14, e il loro costo, intorno ai 5£, recupera l'intenzione di fare del teatro uno spettacolo democratico, capace di soddisfare l'emozione e la partecipazione di tutti gli amanti di Shakespeare, di Christopher Marlowe (che avrebbe forse potuto emularlo se non fosse stato assassinato tanto giovane), e in generale della vera e ineguagliabile età d'oro del play.