30 settembre 2011

Ladies by Jane Austen

Il campionario femminile che ci offrono i romanzi di Jane Austen è così completo e ben definito da sembrare un manuale di comportamento.
Le sorelle Bennet 
L'epoca della Reggenza, infatti, ne produsse numerosi; e talvolta sembra davvero che anche la nostra autrice abbia voluto indagare i modi di fare e d'essere delle donne (e degli uomini). Il suo, però, non è mai un intervento censorio, severo, o pregiudizievole: la sua penna indugia su pregi (meno) e difetti (con maggiore attenzione) con il preciso e semplice intento di descriverli, e spesso trattandoli con delicata ironia. 
Sally Hawkins - Anne Elliot
Le ladies di Jane Austen sono le vere e grandiose protagoniste della sua letteratura, e sono personaggi così "round", ovvero piene di vita, di sensazioni e di personalità da differenziarsi nettamente l'una dall'altra, così come sono del tutto diverse tra loro le donne della realtà. Ci sono le donne pazienti, contraddistinte dalla forza e dalla costanza del cuore, che vivono pienamente eppure conservano nell'anima segreti e inguaribili tormenti: così sono Elinor Dashwood e Anne Elliot.
C'è la donna che vive sul punto di sbocciare, eppure sembra non realizzarsi mai: così è Fanny Price. C'è la donna la cui tenerezza del cuore riesce persino ad oscurare la stupenda bellezza: ed è Jane Bennet. C'è la donna che di comune ha tutto, tranne la potenza dell'amore: Jane Fairfax. C'è l'emanazione più sincera del romanticismo, Marianne Dashwood. 
Emma Thompson e Kate Winslet
Elinor e  Marianne Dashwood
C'è la donna dalla malia irresistibile ma priva di limpidezza, Mary Crawford; e quella il cui fulgore è così intenso da rasentare la presunzione, Emma Woodhouse.
L'ingenuità è rappresentata da Catherine Morland, mentre il caleidoscopio più variegato e più attraente delle qualità femminili è impersonato dalla straordinaria Elizabeth Bennet, la donna che in molte vorrebbero essere.
Jennifer Ehle - Elizabeth Bennet 
Nella incredibile trasposizione in sei episodi per la BBC di Orgoglio e pregiudizio Jennifer Ehle interpreta, nonostante l'età forse un po' avanzata, una superba Lizzy: un sorriso benevolo eppure arguto è la cifra del suo bel volto, un portamento sempre pronto all'energia distingue le sue membra molto "Regency". E anche nei momenti più critici della storia, quando persino dai suoi "fair eyes" (parola di Mr. Darcy) sgorgano delle lacrime, la sua allegria ci riempie il cuore di speranza. Così parla di lei la stessa Austen: "I must confess that I think her as delightful a character as ever appeared in print, and how I shall be able to tolerate those who do not like her at least, I do not know".




28 settembre 2011

Come scriveva Jane

Jane Austen's Museum, Chawton

I grandi romanzi di Jane Austen sono stati pensati, sudati, creati, riveduti e infine salutati per la pubblicazione presso questo tavolino, il writing desk al primo piano del cottage di Chawton.

Con penna e calamaio, spesso indugiando con lo sguardo oltre la finestra affacciata sul giardino, Jane ha saputo evocare un'intera epoca, inventando personaggi che sono complesse sfaccettature della natura umana, imbastendo situazioni comuni alla sua conoscenza, eppure così straordinarie nella loro qualità narrativa. Tanti passi della scrittura di Jane sono diventati aneddoti di una limpidezza eccezionale, riflessivi o arguti, profondi o taglienti, e sono tutti meritevoli di essere consegnati, immortali, ai posteri.

Sono straordinarie osservazioni di costume,
Per che cosa viviamo, se non per essere lo zimbello degli altri e prenderci gioco di loro a nostra volta?
Una donna, specialmente se ha la sfortuna di sapere qualcosa, deve nasconderlo al meglio delle sue possibilità.
La felicità coniugale è interamente questione di fortuna.
E' una verità universalmente riconosciuta che un uomo celibe in possesso di una grande fortuna debba essere alla ricerca di una moglie.
E' sempre incomprensibile per un uomo che una donna possa mai rifiutare un'offerta di matrimonio.

Esplorano i sentimenti,
L'amicizia è senza dubbio il miglior balsamo per le ferite dell'amore deluso.
Se ti amassi di meno, potrei essere in grado di parlarne di più.
Sono stata un'egoista per tutta la vita, nella pratica, se non per principio.
Raramente, molto raramente, la completa verità appartiene all'espressione umana; è raro che qualcosa non venga celato, o lievemente frainteso.
Non c'è bellezza che eguagli la tenerezza del cuore.

E trattano della scrittura,
Gli uomini hanno avuto ogni vantaggio a raccontarci la loro storia. L'istruzione è stata loro in così alto grado; la penna è stata nelle loro mani.
La persona, che sia un gentiluomo o una signora, che non trae piacere da un buon romanzo deve essere insopportabilmente stupida.
Che altre penne indugino sulla colpa e sulla miseria.

Jane guardava il suo ristretto mondo cogliendone i riflessi dell'universale, e questi ultimi riportava nelle sue storie. Nei suoi romanzi si intuiscono la grandezza e la piccolezza dell'uomo, la potenza irrefrenabile della letteratura, tutti gli strani meccanismi dell'amore.
Un brano di Persuasione nella mano di
Jane Austen
Ragione e sentimento dà conto della costanza del sentimento, delle passioni forti, del dolore del rifiuto; Orgoglio e pregiudizio indaga l'anima delle donne in tutte le loro variabili, dalle più grette alle più nobili; Emma ci racconta la vanità; Persuasione la nostalgia che scava nel cuore come un pungolo, nella disagevole consapevolezza del passare del tempo; Mansfield Park è il capolavoro, la trionfale rappresentazione della caducità dell'essere umano.
In Jane Austen si ritrova ogni cosa. E la sua scrittura, che varia da romanzo a romanzo, dai toni scintillanti di Pride and Prejudice all'incedere solenne di Mansfield Park, è un balsamo per la nostra mente tormentata dalle miserie del quotidiano, una consolazione per il nostro cuore avido di parole, una immortale soddisfazione per la nostra sete di bellezza.



25 settembre 2011

Una biografia di Jane

L'eccezionalità della vita di Jane Austen sta nella sua non eccezionalità. "La più perfetta artista tra le donne, la scrittrice i cui libri sono tutti immortali" (V. Woolf) nacque a Steventon il 16 dicembre 1775, ultima di sette figli di un ministro della chiesa dalle mediocri possibilità economiche.
La scarsità finanziaria costituì sempre una grave preoccupazione per gli Austen, ed è per questo che nei romanzi di Jane il denaro ricopre un ruolo precipuo e appare spesso come il vero movente dell'intreccio. 
La chiesa del reverendo Austen

Per mancanza di denaro sembra che Jane dovette rinunciare al suo vero amore; e rimase una spinster per tutta la vita, pur essendo stata chiesta in moglie, pare, almeno due volte. In un periodo di particolari ristrettezze gli Austen furono costretti, nel 1801, a trasferirsi a Bath, con enorme dispiacere della scrittrice che amava con tutto il cuore la campagna e i boschi del natio Hampshire e malsopportava la rumorosa affettazione della celebre città termale. Poté infine liberarsi da Bath nel 1809 quando il fratello Edward acquistò per lei, per la sorella Cassandra e per la loro madre il cottage di Chawton, presso Winchester. 
Lì Jane recuperò la tranquillità degli spazi verdi, il silenzio, le pacifiche passeggiate nei boschi e una vena narrativa straordinaria, spesa presso un minuscolo tavolino da scrittura: nel 1811 esce Sense and Sensibility, nel 1813 Pride and Prejudice, nel 1814 Mansfield Park, nel 1815 Emma. Ultimò faticosamente Persuasion (pubblicato postumo) quando la malattia le lasciava ancora poca tregua; e morì infine nel 1817 per essere poi sepolta nella cattedrale di Winchester.
La biografia più sentita e accurata dell'autrice è il Memoir del nipote James Edward Austen-Leigh; e anche l'epistolario di Jane, pur deprivato di tutte le lettere che ella stessa chiese a Cassandra di bruciare, è una straordinaria fonte di informazioni per poter immaginare come si svolgesse la sua vita. Nel 2003, poi ripubblicato nel 2007 dopo l'uscita del fortunato film omonimo dove Jane è impersonata da Anne Hathaway, è uscito per la prima volta Becoming Jane Austen di Jon Spence, che rivive la giovinezza della scrittrice sfruttando alcune sue lettere per ricostruire la sfortunata storia d'amore con Tom Lefroy (interpretato nel film da un bravo James McAvoy).
Il tavolo da scrittura di Jane a Chawton
Il racconto di Spence offre la figura di una Jane romantica e appassionata, un ideale che soddisfa pienamente i milioni di Janeites (così si definiscono i contagiati dalla "Austen-mania") sparsi in tutto il mondo; nonostante le fonti storiche a suffragio di tale interpretazione del rapporto con Mr. Lefroy non siano né certe né numerose, il pensiero che nei forti sentimenti di Marianne Dashwood, Elizabeth Bennet e Anne Elliott Jane Austen abbia voluto raccontare i propri ce la fa amare, se possibile, ancora di più.

19 settembre 2011

Dedicato a Jane Austen

Jane Austen ritratta dalla sorella Cassandra

Ho deciso di dedicare i miei prossimi post alla scrittrice che più di ogni altro autore mi ha colmato il cuore di delizia. Jane Austen, la responsabile della mia educazione sentimentale, non è solo una mente sopraffina, una penna magistrale, un'inarrivabile narratrice e una squisita ritrattista della sua epoca e del genere umano; Jane Austen è un movimento, un ideale, un modo d'essere e un modello cui aspirare, la più perfetta rappresentazione della donna, il più alto capolavoro di letteratura d'ingegno, di costume e d'emozione delle cui opere possiamo pregiarci. 
Solo raramente ho finora citato in questo diario online il nome e l'opera di Jane Austen: questa scelta è stata dovuta al fatto che per lei un post breve, incisivo e dalla netta inclinazione tematica come sono quelli di questo blog sarebbe stato troppo poco. E infatti ho menzionato qui solo superficialmente anche Henry James, e (anzi, credo mai) Shakespeare, perché sono autori che meritano un'attenzione prolungata e intensa, non solo per la loro evidente genialità ma anche per l'incommensurabile portata vitale che hanno saputo trasmettere a decine di generazioni di avidi lettori. Sono penne che ci hanno aiutato a crescere e ci hanno resi ciò che siamo; sono autori di parole alle quali non facciamo che ritornare, perché ci regalano conforto, chiarimento, perdono, indulgenza, stupore, pura bellezza. 
Lo spunto per aprire questa discussione su Jane Austen mi viene da due blog a cui mi sono recentemente iscritta, il primo italiano, Un tè con Jane Austen, il secondo americano, The Republic of Pemberley. Sono entrambi siti contraddistinti da una eccezionale cura, ricchissimi di stimoli intellettuali, attente descrizioni e interessanti rimandi e associazioni. Il blog italiano, in particolare, è molto ben studiato anche dal punto di vista grafico. Grazie a questi due esperimenti socioletterari (dal 3 ottobre parte, su Pemberley, un gruppo di lettura online di Persuasion), per la prima volta sento che i libri possono determinare un senso di appartenenza, anziché di isolamento; e che la passione per un'anima perduta nel tempo, che però resta in vita grazie alle parole, può accomunare spiriti affini fino a suscitare delicate amicizie. 
Anch'io dunque voglio dedicare un po' di questo mio adorato e coccolato spazio alla nostra amata Jane. Scriverò di lei, della sua opera, dei suoi personaggi, delle versioni extraletterarie che sono state evocate dalle sue storie. Senza mai dimenticare che dietro a ciascuna delle sue frasi, aggraziata, solenne, malinconica o gaia che essa sia, si intravvede come attraverso un riverbero lo spirito di una donna dalla personalità eccezionale. 

11 settembre 2011

Storie di case

L'aspetto più piacevole del romanzo che sto leggendo in questi giorni, Blackberry Vine di Joanne Harris, è il racconto di come Jay si impossessa e si insedia gradatamente nello chateau francese che ha acquistato sull'onda dei suoi ricordi d'infanzia.
È bello leggere di come le case, spazio predeterminato della vita dell'uomo, vengano restituite alla vita e alla funzionalità; nel paziente e talvolta faticoso processo di restauro o semplicemente di recupero di un ambiente domestico sta la natura essenziale dell'homo sapiens, quell'ambizione all'ordine e alla stabilità che ancora oggi qualifica la nostra esistenza. Le lingue anglosassoni esprimono meglio delle romanze la differenza tra la casa intesa come semplice edificio - the house, das Haus - e la casa quale ambito dell'estrinsecazione dell'identità - home, Heim. La riabilitazione di una casa dismessa, cadente o abbandonata è una forte affermazione di umanità: ne è dimostrazione il commovente passaggio di La brava terrorista di Doris Lessing, in cui la protagonista combatte contro tutto e tutti pur di rendere ad una casa deserta e poi occupata abusivamente la normalità della pulizia e del naturale funzionamento (l'acqua corrente, la corrente elettrica, la spesa alimentare). Questo tipo di racconti è più tipico della scrittura femminile - mi vengono in mente Louisa May Alcott, Rebecca West, Katherine Webb; ed è il vero soggetto di Under the Tuscan Sun di Frances Mayes, da cui è stato tratto un luminoso film con protagonista Diane Lane.

8 settembre 2011

Storie di famiglia

Questo pomeriggio, in una delle mie solite incursioni in libreria alla ricerca di novità da procurarmi o di cui scrivere magari in questo blog, mi sono imbattuta in un volume molto accattivante, L'eredità segreta di Katherine Webb. L'immagine di copertina ha subito stimolato una catena di ispirazioni, ma aprendo il risvolto per saperne di più ho scoperto di aver già letto il romanzo, nella sua versione inglese intitolata The Legacy. 
La storia è una storia di famiglia che cresce dal seme di un segreto. Dopo la morte della severa nonna Meredith, padrona di Storton Manor, le sorelle Calcott ritornano da eredi nella magnifica casa del Wiltshire, scena delle estati della loro infanzia. Rivivono allora il ricordo della tragica sparizione del cugino Henry, che aveva lasciato la famiglia distrutta. Erica, la più forte delle due sorelle, per guarire la depressione della maggiore decide di scoprire cos'è successo a Henry, in modo da chiudere i conti con il passato e permettere a sua sorella di ritrovare la serenità. E frugando tra le carte della nonna Erica viene a conoscenza della vera storia della sua famiglia e fa una scoperta sconvolgente sulla sua bisnonna Caroline, un'affascinante ereditiera di New York che si era trasferita per amore nel selvaggio Oklahoma all'inizio del Novecento, segnando con la sua vita avventurosa il destino dei Calcott.
L'idea di un mistero, spesso drammatico, che agisce come parassita devastante all'interno del microcosmo chiuso di una famiglia, è sempre l'ottimo movente per una storia (non manca mai nei libri di Kate Morton, ad esempio...): e anche il nuovo racconto che ho appena iniziato a scrivere nasce da questo germe narrativo.