23 aprile 2014

Quattrocentocinquant'anni di William Shakespeare

IpsaLegitPicture 2014

Cari lettori, oggi è una grande giornata. Quattrocentocinquant'anni fa, nel villaggio di Stratford sul fiume Avon, veniva alla luce un genio che avrebbe cambiato la natura, la portata, l'identità del pensiero occidentale. Con le sue tragedie intense e voraci, le sue commedie portatrici di libertà, i suoi drammi "ambigui", che racchiudono tutto il senso dell'essere uomini e dell'essere donne, William Shakespeare ha ritratto sentimenti foschi e desideri incontrollabili, ha messo in versi disperazione e risate, ha schiacciato le monarchie sotto un segno di penna, ha celebrato l'intelligenza femminile, ha intuito i conflitti etnici, ha inventato poesia per celebrare l'immortalità della poesia stessa. Shakespeare è l'uomo dei sublimi interrogativi e dell'infinita ricerca delle molteplici risposte. Shakespeare è l'uomo dell'interpretazione: il pozzo senza fondo della nostra umanità.
#HappyBirthdayShakespeare
 

15 aprile 2014

Tre mesi di lettere di Elizabeth Gaskell

Dopo tre mesi di vita, la pagina Facebook (https://www.facebook.com/letteredielizabethgaskell) che ho aperto per mettere a disposizione dei lettori italiani l’epistolario di Elizabeth Gaskell, dimostra di aver riscosso tanti apprezzamenti, e soprattutto ha costruito un ritratto dell’autrice di Nord e sud che difficilmente ci si poteva aspettare.
Per chi ancora non ci fosse capitato, la pagina offre, generalmente a intervalli di due o tre giorni, la traduzione in italiano di brani delle lettere di Gaskell che mi sembrano particolarmente importanti sotto tre principali punti di vista: quello strettamente personale, relativo alle riflessioni private e ai rapporti con i familiari e gli (innumerevoli) amici; quello editoriale, che presenta le comunicazioni della scrittrice con i suoi editori e con i lettori (amici e critici) delle sue opere; quello “vittoriano”, che dimostra come Gaskell fosse una formidabile donna del suo tempo – grande cultura, viaggi frequenti, amicizie con le personalità più rappresentative della sua epoca (Darwin, Nightingale, Norton, Dickens, solo per citarne alcuni). Le fonti che utilizzo per la traduzione dei testi epistolari sono due volumi che negli anni hanno raccolto, a prezzo - com’è solo immaginabile - di straordinari sforzi e della tessitura di una fittissima rete di relazioni universitarie, sociali e culturali, le lettere di Gaskell conosciute fino ad oggi. Per dichiarazione stessa degli editori, infatti, non è affatto certo che uno dei fogli vergati dalla sua grafia ampia e generosa non si trovi ancora da qualche parte – magari, fantastico io, nel sottofondo del cassetto di uno scrittoio abbandonato, o tra le pieghe di un merletto in un baule chiuso a chiave, o tra le pagine di un libro nascosto tra infiniti altri in una buia biblioteca. Questi voumi sono: Letters of Mrs. Gaskell a cura di J. Chapple e A. Pollard, Mandolin (1966) 1997, e Further Letters of Mrs. Gaskell a cura di J. Chapple e A. Shelston, Manchester University Press (2000) 2003, che ho acquistato in una libreria inglese dell’usato.
Tra tutti i brani su cui ho lavorato per offrire una traduzione quanto più aderente all’originale, quelli che più mi hanno incantata e impressionata, o mi hanno fatto sorridere sono stati questi:
Il brano La cosa più divertente accaduta negli ultimi giorni è stata l’arrivo di una lettera indirizzata a “Madame Gaskell, l’illustre auteur, Angleterre” che aveva viaggiato in lungo e in largo per l’Inghilterra per due mesi, alla ricerca della mia illustrezza. E l’ironia era data dalla busta, coperta di scritte che dicevano “Sconosciuta”; uno spettacolo a vedersi” è un capolavoro di autoironia.
Sono cresciuta in provincia, e ora il mio destino è vivere ai margini di una grande città industriale, ma quando arrivano i primi giorni di primavera e le gemme e i dolci profumi della terra mi dicono che si avvicina l’estate, mi sento piena di energia e mi viene voglia di uscire, nelle profonde solitudini erbose della campagna, proprio come un uccello che al mutare della stagione si dirige verso terre ben note, ma fino a quel momento dimenticate è una sorta di autoritratto.
Qui e là, nell’oscurità delle vallette lontane, [Charlotte Brontë] indicava una dimora grigio scuro – spesso vi crescevano accanto degli abeti scozzesi – e mi raccontava storie così tumultuose di famiglie sfrenate che vivevano o erano vissute laggiù, che al confronto “Cime tempestose” sembrava docile. Gente così temeraria – soprattutto uomini – e donne talvolta insensibili e crudeli, talvolta traboccanti di amore appassionato è esemplificativo dell’intero rapporto che Gaskell ebbe con Charlotte Brontë, e che diede vita alla sua biografia dell’amica scrittrice, The Life of Charlotte Brontë.
A causa di questo tipo di pubblicazione [a puntate], ho dovuto scrivere furiosamente. Senza dubbio ho infranto tutti i confini e i limiti di lunghezza che mi erano stati imposti e solo alla fine vera e propria ho fatto ricorso a una compressione disperata. Ma non sono del tutto certa che la conclusione, così com’è, mi dispiaccia. Ora sarà ripubblicato interamente, in due volumi, e la questione è: devo cambiare e ampliare ciò che ho già scritto? – non posso inserire pezzettini qui e là – mi sento come se mi dovessi porre a una certa distanza dalla storia e riscriverla da lì dimostra le frequenti crisi di scrittura affrontate da Gaskell nel corso della sua carriera – per cui si ritrovò spesso a confrontarsi duramente con uno dei suoi editori, Charles Dickens.
Infine, Devi immaginarti una unione di ogni bellezza – splendidi scenari, boschi di pini scuri, la pittoresca città e il castello, che secondo la leggenda è infestato. Le acque del Neckar, verdi come il mare, scorrono e spumano sopra le arenarie rosse, che danno vita al colore più bello che tu possa immaginare. Ti racconto queste cose per liberarmi la mente dal ricordo opprimente di tanta bellezza – proprio quella sorta di paesaggio così squisito che a guardarlo di fa sospirare è forse il più fine tra i suoi tanti resoconti di viaggio.

6 aprile 2014

Narcisi

Narcisi al Vogelpark di Marlow, Germania. Foto di Mara Barbuni (2014)
I wandered lonely as a cloud
That floats on high o'er vales and hills,
When all at once I saw a crowd,
A host, of golden daffodils;
Beside the lake, beneath the trees,
Fluttering and dancing in the breeze.

Continuous as the stars that shine
And twinkle on the milky way,
They stretched in never-ending line
Along the margin of a bay:
Ten thousand saw I at a glance,
Tossing their heads in sprightly dance.

The waves beside them danced; but they
Out-did the sparkling waves in glee:
A poet could not but be gay,
In such a jocund company:
I gazed--and gazed--but little thought
What wealth the show to me had brought:

For oft, when on my couch I lie
In vacant or in pensive mood,
They flash upon that inward eye
Which is the bliss of solitude;
And then my heart with pleasure fills,
And dances with the daffodils.       
William Wordsworth